venerdì 13 settembre 2013

Crowdfunding Italia

E’ con orgoglio che possiamo dire che l’Italia presto sarà il primo paese in Europa ad avere un regolamento per l’equity crowdfunding”, Giuseppe D’Agostino, vice-direttore CONSOB

Il crowdfunding in Italia sta prendendo piede. Rapidamente. Così rapidamente che una volta tanto siamo leader internazionali e non follower. A partire da fine luglio infatti la Consob  ha introdotto una normativa organica a regolamentazione del crowdfunding basato su equity, ovvero generativo di quote societarie a corrispettivo delle risorse elargite. L’intervento di Consob per ora è ristretto alle start-up a carattere innovativo: ma lo strumento giuridico è stato varato, ed è possibile che venga esteso ad altre tipologie. Non mi soffermo sui dettagli del regolamento, le cui specificità sono peraltro efficacemente commentate in questo articolo

Desidero invece soffermarmi su alcuni numeri che aiutano a dimensionare l’entità e la diffusione di questo strumento in Italia. L’occasione mi è offerta dalla recente pubblicazione di una ricerca condotta a cura dell’Università Cattolica di Milano, che ha provato a radiografare il fenomeno e da cui ho estratto qualche grafico (rinvio allo studio per tutti i dettagli). Ne emergono alcuni dati significativi. A partire dal numero di piattaforme. Complessivamente 21 alla data di Marzo 2013, suddivise nelle 4 tipologie classiche di crowdfunding: 1) la donazione: il finanziamento ha natura di liberalità; 2) il prestito personale (social lending): si tratta di un finanziamento fruttifero di interessi, anche se solitamente molto calmierati rispetto a quelli di mercato; 3) il crowdfunding reward-based: il finanziamento garantisce un riconoscimento materiale (ad esempio il prototipo del prodotto scaturito dal progetto finanziato, etc.) o simbolico (ad es. l’indicazione in bella vista del nome del donatore nel sito dei proponenti, etc.); 4) e infine il crowdfunding equity-based: il finanziamento è un contributo al capitale sociale e dunque si ha diritto a una quota di equity dell’impresa  (è in quest’ultima tipologia che l’Italia, attraverso la recente regolamentazione Consob,  si pone all’avanguardia, almeno da un punto di vista squisitamente normativo). 

Come suggerito dal grafico qui sotto riportato le piattaforme reward-based sono quelle di gran lunga più diffuse, anche se per effetto della regolamentazione è immaginabile una accelerazione da parte di quelle equity based. 


La prima piattaforma italiana definibile come crowdfuning è produzionidal basso, un modello reward-based creato nel 2005. Ma è soprattutto nel corso dell’ultimo anno che si assiste all'esplosione del fenomeno. Con ben 7 piattaforme lanciate nei primi 8 mesi del 2013. La progressione nel tempo di alcune delle piattaforme più significative è riportata a seguire.

Ma è il dato sul capitale raccolto quello che forse attira di più l’attenzione. Complessivamente i progetti finanziati hanno attratto oltre 13 milioni, in gran parte generati da piattaforme di tipo “social lending”, dunque basate su prestito.  La tabella a seguire riporta il valore totale dei progetti pubblicati e successivamente finanziati diviso per modelli di crowdfunding.


 Si tratta complessivamente di circa 3000 progetti finanziati su un totale di circa 9000 progetti pubblicati sulle piattaforme. Pur trattandosi di operazioni mediamente di piccolo cabotaggio, che vanno dai 2 ai 4 mila euro di raccolta media (a seconda della tipologia di piattaforma) questi numeri segnalano che il fenomeno è vitale e indubbiamente in ascesa. Cosa c'è alla base di questo fenomeno? Ne parleremo prossimamente.