sabato 20 ottobre 2012

L'imprenditoria femminile (parte II)


Proseguiamo oggi l’analisi del fenomeno imprenditoria femminile con la seconda parte del post tratto dalla tesi di laurea che Lucia Ragazzi sta dedicando  a questo tema. Dopo una panoramica macro oggi presentiamo qualche dato sulle caratteristiche delle donne imprenditrici

Il profilo delle donne imprenditrici
Dal rapporto “ Gender equality in education, employment and entrepreneurship: final report to the mcm 2012 ” e dai rapporti di Unionecamere  emerge che le donne imprenditrici possono essere descritte considerando tre fattori chiave:

• le motivazioni che spingono le donne ad intraprendere la strada imprenditoriale: la maggior parte lo fa per necessità, e per ottenere maggiore flessibilità in termini di tempo.

Fonte: Eurostat, Factor of Business Success Survey


Fonte: Eurostat, Factor of Business Success Survey

Il livello di istruzione elevato ma al quale si contrappone una minore esperienza manageriale. 

Fonte: Eurostat, idagine sulla forza lavoro, stime dall’ indagine sul “Income and program partecipation 2008” per gli Stati Uniti e sulla forza lavoro 2010 per gli altri paesi.
• il livello retributivo, più basso per le donne

 Fonte: OECD stime dal European Union Statistics on Income and Living Conditions (EU-SILC), 2008 wave Survey of Income and Program Participation 2008 for United States, Household, Income and Labour Dynamics in Australia (HILDA) 2008 wave

Tale differenza si riduce se si considerano gli utili per ore lavorate, in quanto, così facendo, si considera come le donne dedichino meno tempo all'attività  Un altro fattore importante da considerare è la minore propensione al rischio. Un’ alta avversione al rischio implica, infatti, bassi profitti, minori probabilità di incorrere in perdite e poche probabilità di ottenere alti rendimenti. In molti paesi inoltre, il gap si riduce ulteriormente se si considerano solo le imprenditrici con dipendenti.

Chiudiamo segnalandovi questo interessante link dedicato da Business Insider al profilo di 50 donne imprenditrici che hanno raggiunto risultati eccellenti a livello internazionale e che possono pertanto rappresentare un modello di riferimento per chi si appresti ad avviare un progetto imprenditoriale. Per la terza e ultima parte di questa serie di post sull'imprenditoria femminile cliccate qui.

50 imprenditrici che possono ispirarci


giovedì 11 ottobre 2012

L'imprenditoria femminile (parte I)


Che caratteristiche hanno le donne imprenditrici? Quante sono? In che settori operano? Che cosa le differenzia rispetto ai pari dell’altro sesso? Qual è la situazione italiana? In che modo si delinea il processo imprenditoriale quando protagoniste di tale processo sono le donne? Sono alcune delle interessanti domande a cui sta cercando di dare risposta Lucia Ragazzi che sta svolgendo una tesi su questi temi sotto la mia supervisione. Colgo dunque questa opportunità per condividere con voi alcune dei risultati che stanno emergendo dallo studio e che Lucia ha gentilmente sintetizzato per noi in questo post. A seguire trovate la prima parte. La seconda parte sarà presto online, assieme ad alcune delle interviste che abbiamo condotto.  



Le imprese in rosa in Italia e nel mondo
In Italia le imprese “in rosa” confermano di avere una marcia in più di quelle dei colleghi uomini e, nonostante i colpi della crisi, continuano a crescere ad un ritmo superiore a quello medio dell’imprenditoria nazionale. Tra giugno 2010 e giugno 2011, infatti, l’universo al femminile delle imprese italiane è aumentato di circa 9.000 unità, pari ad un tasso di crescita dello 0,7% contro lo 0,2% dei colleghi maschi, a fronte di una crescita media del tessuto imprenditoriale nazionale dello 0,3%. Al 2011, le imprese femminili fotografate dall’osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere risultano essere circa 1.500.000 pari a circa il 24% del totale delle imprese e fanno guadagnare all’ Italia il primato in Europa. Proprio l’Italia, che in tanti settori legati all’economia, al lavoro, alla politica, alla giustizia è l’ultima della classe, in questo caso è al primo posto in Europa. Fatto cento il numero delle donne occupate, 16,4 sono imprenditrici: una media che supera di gran lunga quella dell’area Euro (10,3%).

A livello globale, tuttavia, nonostante la crescente partecipazione delle donne nel mercato del lavoro avuta negli ultimi decenni, la percentuale di donne imprenditrici sul totale degli imprenditori rimane bassa anche se in aumento. Tale percentuale nei paesi dell’OECD attualmente, infatti, è di circa il 30% simile a quella dei paesi in via di sviluppo nonostante essi siano partiti da livelli numerici inferiori. 

Fonte: OECD sulla base dell’indagine sulla forza lavoro e sulle famiglie.

Osservando, poi,  il tasso di nascita delle imprese femminili negli ultimi 24 mesi e comparandolo a quello delle imprese maschili, si nota come il primo sia sostanzialmente più alto in quasi tutti i paesi presi in esame confermando il trend italiano.


 Fonte: Eurostat, idagine sulla forza lavoro, stime dall’ indagine sul “Income and program partecipation 2008” per gli Stati Uniti e sulla forza lavoro 2010 per gli altri paesi.

Queste analisi, condotte dall’ OECD, si basano tutte sulla definizione di impresa femminile, elaborata sulla base di una serie di indicatori, in base ai quali un’ impresa è definita “femminile” se le donne rappresentano la maggioranza della proprietà e di conseguenza controllano le decisioni strategiche circa il funzionamento e lo sviluppo del business. Ma quali sono le differenze e le caratteristiche chiave delle donne imprenditrici? Esistono tratti tipo o percorsi preferenziali che  portano le donne al fare impresa? Ne parleremo nella seconda parte di questo post. Coming soon!