martedì 20 marzo 2012

Open Government, open data, empowered citizenship

Vorrei dedicare qualche riflessione al concetto di OpenGovernment, un fenomeno che sta prendendo sempre più piedi in giro per il mondo e che suggerisce un ripensamento importante del modo in cui la cittadinanza può diventare parte attiva dei processi decisionali governativi, siano essi a livello municipale, regionale o statale. Si tratta di un nuovo concetto di governance incentrato su tre parole chiave: trasparenza, collaborazione partecipazione. In pratica l’Open Government è l’apertura delle pubbliche amministrazioni e più in generale delle entità governative agli input, le idee e le competenza della cittadinanza, attraverso internet e piattaforme di partecipazione collaborativa, sul modello del crowdsourcing.

Negli USA questa filosofia  ha trovato espressione, tra l’altro, nel progetto Data.gov, un sito che raccoglie tutti i dati (non protetti da segreto di stato) prodotti da enti governativi statunitensi rendendoli disponibili a chiunque. Ad oggi sono oltre 300,000 i dataset messi a disposizione! Immaginate ora le opportunità di innovazione che possono scaturire da un uso intelligente di questa enorme mole di informazioni da parte della comunità. Il sito riporta attualmente 300 apps sviluppate da cittadini negli ambiti più disparati. Attraverso l’applicazione di tools di data mining, reti neurali e algoritmi di elaborazione sono nate una serie di iniziative che sfruttano questa enorme massa di dati offrendo soluzioni in campo sanità, educazione e energia.  

Un altro progetto interessantissimo ispirato alla stessa filosfia è Code for America, un ente non profit che abilita l’intelligenza collettiva al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia di servizi governativi di varia natura, come brillantemente spiegato in questo video dalla sua fondatrice Jennifer Pahlka:



Un altro caso interessante è challenge.gov, una piattaforma per il crowdsourcing di idee per migliorare l’efficienze delle pubbliche amministrazioni. Esperienza simile è quella di Chicago con la piattaforma GiveaMinute.com. In pratica una interfaccia attraverso cui la municipalità chiede suggerimenti per risolvere problemi specifici e i cittadini sono invitati a offrire le proprie soluzioni. Sulla scia dell’entusiasmo per queste iniziative anche altri paesi si stanno muovendo. Ad esempio il Regno Unito con data.gov.uk  o anche l'Australia. Per quanto riguarda l’Italia, alla data 18 Ottobre 2011 il portale dati.gov.it è stato messo on line sebbene vada rimarcato che  quanto a e-goverment, il nostro paese  nelle classifica internazionali rimane dietro a Uruguay e Lettonia (38° posto!). Ma qualcosa si muove. Alcune regioni (come il Piemonte) sono particolarmente attive su questo fronte e incominciano a farsi strade alcune startup che cercando di fare propria la filosofia dell’open government, traducendola anche in modello di business.


Fra queste desidero menzionare comuni-chiamo, startup nata a Bologna ad opera di Jason Boon,  Matteo Buferli e Gilberto Cavallina con l’obiettivo di  permettere ai cittadini e gli amministratori locali di collaborare alla risoluzione dei problemi del territorio in cui vivono. Missione impossibile? Non per gli imprenditori!

1 commento:

  1. Il problema è disegnare meccanismi partecipativi che generino incentivi oltre che essere animati da spirito civico. Comunque ci sono grandi opportunità. Segnalo in proposito anche http://www.youtube.com/watch?v=HqAoXy713IU

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