sabato 31 marzo 2012

Se è nuovo e ti spaventa, buttati e fallo!

Ogni processo imprenditoriale che si rispetti è costellato di dubbi. Tra questi ve né uno che probabilmente li batte tutti e che costringe a non pochi ripensamenti, patemi, esitazioni, notti insonni. Ci provo oppure no? Mi butto rinunciando a tutto il resto (o quasi)? Premesso che questo cruccio tende a essere tanto più significativo quanto più è alto il costo opportunità, ovvero quanto maggiore è ciò a cui si dovrà rinunciare per mettersi in gioco, la decisione di “fare impresa” è sempre (più o meno) destabilizzante e pone inevitabilmente di fronte a un bivio. Come scegliere? Quale criterio usare per decidere?  E soprattutto, esiste un criterio generalizzabile?

Oggi vorrei cimentarmi con questa grande domanda imprenditoriale/esistenziale condividendo con voi una piccola euristica (regola) decisionale che seguo ogniqualvolta devo confrontarmi con una scelta difficile (e che mi spaventa un po’). Non si tratta solo di una opinione personale ma di una serie di semplici principi elaborati nel corso di 20 anni di ricerca dal grande psicologo sociale Abraham Maslow (meglio noto per la omonima e stra-citata “piramide”).

In breve, Maslow  ha dedicato buona parte della propria vita d scienziato allo studio dell’autorealizzazione Ovvero all’analisi di comportamenti, azioni e decisioni tipiche di persone che riescono a trovare senso, direzione e motivazione nella propria vita. I principi fondamentali sono semplici e immediati e personalmente non mi hanno mai tradito. In estrema sintesi si possono tradurre nel seguente mantra:


Se ti spaventa, buttati e fallo!

Ogni qualvolta siamo posti di fronte a una vera scelta ci troveremo ad un bivio. Da una parte la strada più sicura e confortevole. Dall’altra quella rischiosa e faticosa. Quest’ultima è quella che ci permetterà di imparare e apprendere di più e dunque è quella che dovremmo sempre scegliere.


Mi perdonino i cultori di Maslow per il mio iper-riduzionismo ma questa è la lezione più forte che ne ho tratto e che continua ad essere per me fonte di ispirazione. L’autorealizzazione è fondamentalmente un percorso di scoperta  e apprendimento che passa attraverso le strade più impervie. Sono queste però le strade che riveleranno gli scorci più emozionanti. Maslow articola questo principio in 8 punti che vi riporto, sperando che vi aiutino nel risolvere i vostri dilemmi imprenditoriali/esistenziali (oltre a invogliarvi a riscoprire un classico della psicologia!):
·         Vivi le cose pienamente, vividamente e senza egoismo. Buttati anima e corpo nell’esperienza di qualcosa in cui credi: concentrati su di essa completamente, lascia che ti assorba nella sua totalità
·         La vita è un processo continuo di scelta tra la sicurezza (derivante dalla paura e dal bisogno di difesa) e il rischio (per il bene del progresso e della crescita personale): scegli la crescita 10 volte al giorno!
·         Lascia che il tuo io emerga. Cerca di tacitare le voci esterne circa quello che “si dovrebbe” fare, sentire, dire etc. e lascia che sia l’esperienza a guidarti verso ciò che realmente senti e desideri esprimere.
·         Quando sei nel dubbio sii onesto. Se guardi dentro di te con onestà assumerai responsabilità. Prendere responsabilità è prendere coscienza della propria identità.
·         Ascolta i tuoi gusti personali e sii pronto a essere impopolare.
·         Usa la tua intelligenza e impegnati per fare bene le cose a cui tieni, non ha importanza se appaiono insignificanti
·         Aumenta la probabilità di vivere picchi esperienziali: liberati da illusioni e false nozioni. Impara in cosa sei bravo e quali sono e non sono le tue potenzialità.
·         Scopri chi e cosa sei, cosa ti piace e non, che cosa è buono e che cosa è cattivo per te, dove sei diretto e il tuo scopo. Aprirsi a sé stessi in questo modo significa identificare le proprie difese per poi trovare il coraggio di abbassarle.

Buona scelta!

mercoledì 28 marzo 2012

Italian Beauty e Innovazione

Desidero segnalarvi che il prossimo appuntamento con il brainstorminglounge, la bella iniziativa a supporto della cultura imprenditoriale ideata da Massimo Bocchi e Bruno Iafelice avrà luogo domani alle ore 18 presso la sede della CNA di Bologna. Titolo dell’incontro “Italian Beauty e Innovazione: un mix vincente per startup di successo”. 


Trvate tutti i dettagli su location e registrazione qui: http://blounge3.eventbrite.com/
Come tradizione seguirà al panel un rinfresco. Ottima occasione per scambiare idee e stringere nuove relazioni degustando un buon bicchiere vino. 

martedì 20 marzo 2012

Open Government, open data, empowered citizenship

Vorrei dedicare qualche riflessione al concetto di OpenGovernment, un fenomeno che sta prendendo sempre più piedi in giro per il mondo e che suggerisce un ripensamento importante del modo in cui la cittadinanza può diventare parte attiva dei processi decisionali governativi, siano essi a livello municipale, regionale o statale. Si tratta di un nuovo concetto di governance incentrato su tre parole chiave: trasparenza, collaborazione partecipazione. In pratica l’Open Government è l’apertura delle pubbliche amministrazioni e più in generale delle entità governative agli input, le idee e le competenza della cittadinanza, attraverso internet e piattaforme di partecipazione collaborativa, sul modello del crowdsourcing.

Negli USA questa filosofia  ha trovato espressione, tra l’altro, nel progetto Data.gov, un sito che raccoglie tutti i dati (non protetti da segreto di stato) prodotti da enti governativi statunitensi rendendoli disponibili a chiunque. Ad oggi sono oltre 300,000 i dataset messi a disposizione! Immaginate ora le opportunità di innovazione che possono scaturire da un uso intelligente di questa enorme mole di informazioni da parte della comunità. Il sito riporta attualmente 300 apps sviluppate da cittadini negli ambiti più disparati. Attraverso l’applicazione di tools di data mining, reti neurali e algoritmi di elaborazione sono nate una serie di iniziative che sfruttano questa enorme massa di dati offrendo soluzioni in campo sanità, educazione e energia.  

Un altro progetto interessantissimo ispirato alla stessa filosfia è Code for America, un ente non profit che abilita l’intelligenza collettiva al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia di servizi governativi di varia natura, come brillantemente spiegato in questo video dalla sua fondatrice Jennifer Pahlka:



Un altro caso interessante è challenge.gov, una piattaforma per il crowdsourcing di idee per migliorare l’efficienze delle pubbliche amministrazioni. Esperienza simile è quella di Chicago con la piattaforma GiveaMinute.com. In pratica una interfaccia attraverso cui la municipalità chiede suggerimenti per risolvere problemi specifici e i cittadini sono invitati a offrire le proprie soluzioni. Sulla scia dell’entusiasmo per queste iniziative anche altri paesi si stanno muovendo. Ad esempio il Regno Unito con data.gov.uk  o anche l'Australia. Per quanto riguarda l’Italia, alla data 18 Ottobre 2011 il portale dati.gov.it è stato messo on line sebbene vada rimarcato che  quanto a e-goverment, il nostro paese  nelle classifica internazionali rimane dietro a Uruguay e Lettonia (38° posto!). Ma qualcosa si muove. Alcune regioni (come il Piemonte) sono particolarmente attive su questo fronte e incominciano a farsi strade alcune startup che cercando di fare propria la filosofia dell’open government, traducendola anche in modello di business.


Fra queste desidero menzionare comuni-chiamo, startup nata a Bologna ad opera di Jason Boon,  Matteo Buferli e Gilberto Cavallina con l’obiettivo di  permettere ai cittadini e gli amministratori locali di collaborare alla risoluzione dei problemi del territorio in cui vivono. Missione impossibile? Non per gli imprenditori!

lunedì 12 marzo 2012

Giovani startupper italiani

Leggo con sollievo e soddisfazione di questa mini inchiesta del Corriere sulle nuove startup italiane. Il sollievo nasce dal vedere incorporati concetti come il fallimento all'interno dei percorsi di creazione d'impresa senza la solita stigmatizzazione sociale che comunemente si attribuisce al "fallito" (che, guarda caso, nell'utilizzo comune è un termine derogatorio). La soddisfazione nasce dal constatare come si stia diffondendo l'idea di tentare delle web-based startup in virtù dei minori costi di avvio e dal promuovere la creazione d'impresa come alternativa ad un lavoro dipendente se non, in alcuni casi, come scelta (controcorrente) di vita, guidata da una spinta vocazionale ed estremamente volitiva.
Forza ragazzi!